In questa sezione vi raccontiamo i fatti che sono realmente accaduti a taluni pazienti che ci hanno contattato.
Tutte le storie narrate fanno riferimento a fatti veri sfociate in vicende giudiziarie complesse che sono state definite con sentenze di riconoscimento delle ragioni dei pazienti vittime, loro malgrado, di gravi errori sanitari.
Caso di malasanità risarcimento del danno per Asfissia neonatale: Il fatto
L’associazione ha trattato con successo la triste vicenda del danno neonatale del piccolo neonato e dei suoi giovani genitori a causa di una errata prestazione sanitaria del 9/2/2009.
Quel giorno la partoriente si recava per un controllo di routine all’ambulatorio dell’ospedale per effettuare una ecografia del benessere fetale. Purtroppo l’accertamento evidenziava nella flussimetria dell’arteria ombelicale, l’inversione del flusso ematico in diastole, segnale chiaro di un gravissimo deterioramento della funzione placentare e, di conseguenza, dei rischi cui il feto andava incontro, a causa di una ridotta disponibilità di ossigeno, con la sua permanenza in utero.
Immediatamente la giovane donna veniva ricoverata, purtroppo, a fronte di questa tempestiva prima (corretta) risposta del servizio sanitario non seguiva una successiva perizia nel trattamento della paziente e del nascituro.
I sanitari infatti omettevano di porre in essere tutte le misure volte a scongiurare danni irreparabili al feto che la paziente portava in grembo.
I nostri specialisti, studiando la complessa cartella clinica, rilevavano l’omissione di tutti quei controlli serrati e intensivi che il risultato della flussimetria ombelicale imponeva e, soprattutto, un colpevole ritardo nella decisione di sottoporre a taglio cesareo “d’urgenza” la paziente.
Finalmente, alle ore 16.50 del 09/02/2009 -ben otto ore dopo la flussimetria che aveva destato l’allarme dei sanitari- il neonato vedeva la luce.
Con Indice Apgar 0/6/8, veniva sottoposto a rianimazione primaria fino alla ventilazione con Ambu e maschera e ripresa dell’attività cardiorespiratoria e con STEN trasferito presso la Divisione di Neonatologia e T.I.N.
Purtroppo il neonato pativa una serie di alterazioni a livello neurologico dovute alla grave sofferenza ipossica insorta poco prima del parto (accertata da ecografie cerebrali e RMN cranio).
Diagnosi terribile: paralisi cerebrale infantile a tipo tetraparesi spastica ipoposturale in nato pretermine con sofferenza ipossico-ischemica alla nascita.
Una vita del tutto rovinata, due genitori affranti e impotenti, una famiglia sconvolta!
Costi elevati di gestione dell’invalidità del piccolo.
La responsabilità.
Al team di SanaSanitas – a cui la coppia si è subito rivolta per vederci chiaro e per richiedere giustizia – le responsabilità sono apparse subito chiare: la struttura sanitaria aveva commesso gravi errori !
I sanitari avevano omesso gli esami e i controlli in tempo utile per valutare lo stato di benessere fetale ed erano altresì responsabili per avere colpevolmente ritardato il taglio cesareo, anche quando tutti gli elementi diagnostici dimostravano l’improcrastinabilità del parto.
L’ingiustificabile mantenimento del feto in una situazione critica (evidenziata come estremamente rischiosa dalla flussimetria ombelicale) aveva pregiudicato in maniera irreparabile l’outcome neonatale.
Il Processo civile.
L’azione giudiziaria è stata promossa con il nostro studio legale convenzionato e con il supporto degli specialisti (medico legale, ginecologo e neonatologo) di SanaSanitas.
Giuridicamente si osservava che il contratto di ricovero ospedaliero della gestante spiega degli effetti protettivi sia nei confronti della parte che dei terzi, che sono per l’appunto il nascituro e il padre del neonato: soggetti legittimati a richiedere il giusto risarcimento del danno.
L’inadempimento veniva comprovato da una cospicua relazione di parte e successivamente accertato dalla consulenza tecnica di ufficio del Tribunale.
Nessun credito la nostra difesa dava alla tesi di controparte impegnata a convincere il giudice che il feto era affetto da un danno genetico.
La sentenza di primo grado accoglieva le istanze della giovane coppia e del neonato i quali si vedevano riconosciuto un risarcimento di oltre due milioni di euro.
Tuttavia i professionisti del collegio difensivo dell’associazione non si ritenevano pienamente soddisfatti dalla liquidazione economica del giudice di primo grado poiché ritenuta per alcuni aspetti insufficiente e, pertanto, propose appello per richiedere un ulteriore riconoscimento economico (di circa un altro milione di euro in favore del neonato).
La sentenza di appello recepiva la richiesta economica ed affermava il diritto del minore a ricevere l’integrazione richiesta.
La causa, complessivamente, raggiungeva il valore di oltre tre milioni di euro da destinare al risarcimento di plurime voci di danno in favore della coppia e del neonato.
Il denaro non si può barattare con la salute ma almeno la vittima incolpevole di un errore sanitario con il risarcimento del danno potrà garantirsi cure adeguate, assistenza infermieristica qualificata, presidi ortopedici indispensabili ed infine, ma non per ultimo, potrà vivere in una abitazione priva di barriere architettoniche.
Riferimenti giurisprudenziali:
Primo grado – sentenza n. 4369/2018 Tribunale di Napoli
Secondo grado – sentenza n. 670/2023 Corte di Appello di Napoli
Legal Team Sanasanitas