Corte di Cassazione: L’accertamento del nesso causale e il ruolo della consulenza tecnica
L’ordinanza della Cassazione n. 13872/2020 prende in esame il grado di certezza che deve avere l’accertamento del nesso causale tra fatto ed evento, nesso causale che, in tema di responsabilità sanitaria, in sede processuale, compete provare al danneggiato.
La Suprema Corte chiarisce che la consulenza tecnica è di norma percipiente (principio secondo cui la c.t.u., nelle cc.dd. scienze tecniche, opera quale strumento di accertamento di fatti non altrimenti acclarabili se non con il ricorso a determinate cognizioni specialistiche e non già quale strumento di valutazione di fatti già acclarati) a causa delle conoscenza tecniche specialistiche necessarie, non solo per la comprensione dei fatti, ma per la rilevabilità stassa dei fatti, i quali, anche solo per essere individuati, necessitano di specifiche cognizioni e/o strumentazioni tecniche; atteso che, proprio gli accertamenti in sede di consulenza, offrono al giudice il quadro dei fattori causali entro il quale far operare la regola della certezza probabilistica per la ricostruzione del nesso causale.
Il problema della causalità materiale: La dimostrazione probatoria del nesso causale secondo la Corte di Cassazione
Sostanzialmente – spiega la corte – il problema della causalità materiale si risolve nella “dimostrazione probatoria della verità di un enunciato”, ovvero quello che “descrive un nesso di causalità naturale e specifica” tra la condotta del supposto danneggiante e l’evento lesivo lamentato dal preteso danneggiato, sicché, in ultima analisi, il cuore della questione consiste nell’individuare i “criteri secondo i quali il giudice, in presenza di elementi di prova che riguardano l’enunciato relativo all’esistenza di un nesso causale, stabilisce se tale enunciato ha o non ha ricevuto una adeguata conferma probatoria”. Pertanto, la verifica della sussistenza del nesso causale non è più soltanto questione di ricostruzione dei fatti nel loro svolgersi fenomenologico ma sempre ed anche vicenda “giuridica”, cioè questione anche di diritto, e, più precisamente, vero e proprio ragionamento probatorio sui fatti, allegati e non, dimostrati e non (Cass. sez. 3, sent. n. 15991 del 2011).
La regola della preponderanza dell’evidenza: Un approccio combinato alla valutazione del nesso causale
L’applicazione pratica della predetta regola probatoria deve considerare la “preponderanza dell’evidenza” e i giudici evidenziano come la stessa sia sostanzialmente una combinazione di due regole: la regola del “più probabile che non” e la regola della “prevalenza relativa” della probabilità.
La prima, “implica che rispetto a ogni enunciato si consideri l’eventualità che esso possa essere vero o falso, ossia che sul medesimo fatto vi siano un’ipotesi positiva ed una complementare ipotesi negativa” e tra queste “il giudice deve scegliere quella che, in base alle prove disponibili, ha un grado di conferma logica superiore all’altra” in quanto vi sono prove preponderanti a sostegno di essa.
La regola della “prevalenza relativa” della probabilità, invece, rileva allorché “sullo stesso fatto esistano diverse ipotesi, ossia diversi enunciati che narrano il fatto in modi diversi, e che queste ipotesi abbiano ricevuto qualche conferma positiva dalle prove acquisite al giudizio”.
Il ruolo della consulenza tecnica nella valutazione del nesso causale: Le indicazioni della Corte di Cassazione
In tal caso, il giudice dovrà scegliere come “vero” l’enunciato che ha ricevuto il grado relativamente maggiore di conferma sulla base delle prove disponibili.
Così si delinea un modello di “certezza probabilistica”, in cui “il procedimento logico-giuridico” da seguire “ai fini della ricostruzione del nesso causale” implica che l’ipotesi formulata vada verificata “riconducendone il grado di fondatezza all’ambito degli elementi di conferma (e nel contempo di esclusione di altri possibili alternativi) disponibili in relazione al caso concreto (c.d. probabilità logica o baconiana)”, nel senso, cioè, che in tale schema generale della probabilità come relazione logica va determinata l’attendibilità dell’ipotesi sulla base dei relativi elementi di conferma (cfr. Cass. Sez. Un., sent. n. 576/2008).
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